Nei primi del Novecento venne realizzato un imponente insediamento produttivo lungo le anse del fiume Bormida di Spigno, in località San Giuseppe di Cairo (SV). Si trattava, nello specifico, di un’industria produttrice di fertilizzanti per lo sviluppo del sistema agricolo nazionale – un progetto che, per l’epoca, rappresentava una tra le iniziative più importanti del Paese.
La produzione chimica dell’insediamento è continuata per decenni, superando indenne due conflitti mondiali e attestandosi come un’attività in continua ascesa fino all’inizio degli anni Novanta, quando la concorrenza estera di settore ha iniziato a farsi incalzante. Si è reso dunque necessario l’abbandono dell’originaria produzione chimica e la strutturazione di un nuovo modello di business, in linea con le richieste di un mercato in costante cambiamento e sempre più orientato alla sostenibilità ambientale.
Scilla, società parte del Consorzio Corrival, ha avuto la capacità di intravedere per tempo i segnali del cambiamento e si è quindi resa protagonista della conversione dell’impresa ad altre attività, formando il personale interno e senza l’onere di alcuna vertenza sindacale. Si rendeva infatti impellente un approccio nuovo, più moderno e virtuoso, che tenesse in considerazione i principi dello sviluppo sostenibile e del recupero del territorio.
Per questa ragione si è proceduto alla bonifica integrale del sito produttivo, soggetto a oltre mezzo secolo di processi chimici industriali: tale eccellente risultato è stato ottenuto grazie all’investimento di risorse pubbliche e private e al costante impegno del Gruppo Eni.
A venticinque anni dall’inizio del progetto, le torri di raffreddamento, le caldaie e i reattori che per lungo tempo avevano caratterizzato il profilo dell’area sono stati sostituiti da nuove costruzioni, nelle quali operano oggi diverse aziende impiegate in varie attività industriali: dalla realizzazione di manufatti in alluminio alla metalmeccanica, dalla logistica fino alla produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Nello spazio per decenni occupato dall’industria produttrice di fertilizzanti lavorano oggi più di quattrocento persone: un esito eccellente in termini di ottimizzazione degli spazi preesistenti e di risparmio di territorio vergine.